LA FEDE A 5 SENSI
E’ ormai passato più di un mese dal mio ritorno in Italia e, anche se spesso la mente vola oltre oceano, ho ripreso le normali attività, ma quest’anno più che mai parto con una carica in più!
Un anno fa iniziavo “Giovani e Missione” con altri trenta ragazzi più o meno della mia età, sette mesi fa mi veniva assegnata la destinazione (Brasile-Sergipe-Pirambù) insieme ai miei compagni di viaggio (Madda, Marco e Luca), che sono diventati per me fondamentali, il 2 agosto eravamo in partenza per quello che sarebbe stato uno dei mesi più intensi e speciali della mia vita.
Le esperienze vissute, le storie ascoltate, i luoghi visitati sarebbero infiniti: mi limito ad osservare il mio mese brasiliano attraverso i 5 sensi, ognuno dei quali mi ha accompagnata in modo diverso durante il mio viaggio.
La VISTA naturalmente è stato per me il primo mezzo di conoscenza: alberi da cocco e di banane; distese di verde; terra rossa; dune di sabbia; strade sterrate e impervie, a volte decisamente polverose, altre troppo “scivolose” per la fanghiglia creata dalla pioggia; casette a schiera in mattoni, all’interno essenziali ma abbastanza fresche; case di fango, minuscole e dalle condizioni igieniche precarie; chiesa di Pirambù, bianca e azzurra, facilmente riconoscibile anche in lontananza; chiesette sparse nei villaggi limitrofi, spesso ancora in costruzione e poco frequentate.
Ciò che si può cogliere con la vista non sono naturalmente solo gli ambienti e le costruzioni, ma soprattutto le persone nella loro quotidianità. Immediatamente mi vengono alla mente due volti: lo sguardo attento di padre Natale e il dolce sorriso di padre Gianni, i due padri del Pime che ci hanno accolti paternamente e accompagnati instancabilmente durante la nostra permanenza. Mi ha colpita il loro desiderio di andare verso la gente e aiutarli nella loro quotidianità in modo disinteressato e senza pregiudizi. La loro testimonianza appassionata è stata per noi un esempio di fede vissuta e, grazie a loro, siamo riusciti a comprendere meglio il popolo brasiliano, che mi è apparso estremamente esuberante, ma al tempo stesso docile e sensibile. Ho conosciuto diverse storie contrassegnate da sofferenze ed ingiustizie, alle quali non è facile opporsi e qualche volta mi sono sentita impotente!
L’UDITO ha contraddistinto ogni giorno: risveglio mattutino sulle “note melodiose” di un gallo che scandiva l’inizio della giornata; onde spumeggianti dell’oceano che si infrangono a riva; versi, a volte insistenti, di qualche insolito animale domestico; campane che danno il ritmo alla giornata; “infinito silenzio” al chiarore delle stelle rotto dal piacevole gracidare di rane; musica sempre e ovunque; rumore incostante di ruote: carretti, carriole, biciclette, camion, moto e qualche macchina.
Ciò che le mie orecchie hanno avvertito sempre piacevolmente sono i canti che accompagnavano ogni celebrazione comunitaria. Ho avuto modo di sperimentare quello che affermava S. Agostino: “Chi canta prega due volte”. Infatti mi ha colpita come tutti partecipassero ai momenti di preghiera cantando all’unisono e con grande passione.
Il TATTO è il senso che mi pare simboleggi meglio il popolo brasiliano: abbracci; battere di mani e di tamburi, strimpellio di chitarra; gesti di ogni tipo per facilitare la comunicazione.
Il tatto è forse anche una sensazione più generale che si avverte attraverso la vicinanza, il grande senso di ospitalità, fatto di semplici doni e “contatto fisico”. Non dimenticherò facilmente il semplice gesto dello scambio della pace: il prete scende dall’altare e abbraccia tutti i presenti, o quasi, le signore si alzano dalla panca, abbracciano i vicini e iniziano a sbracciarsi per salutare chi è in fondo, i bimbi iniziano a girare divertiti per la chiesa, insomma da un semplice gesto emerge il desiderio di unione e di condivisione, che a noi a volte manca.
L’OLFATTO è un senso che spesso sottovaluto: pesce appena pescato; paglia seccata al sole, materia prima per le donne del villaggio di Alagamar; pannocchie al vapore vendute per le strade; carne alla griglia che si diffonde per le strade durante l’interminabile pranzo della domenica; intenso profumo dei fiori dai colori sgargianti.
L’olfatto caratterizza anche le persone: in particolare in Brasile il profumare è una consuetudine molto sentita. Il fatto che tutti si facciano minimo due docce al giorno è indicativo. Soprattutto mi ha colpita come tutti curino il momento della partecipazione alla Messa: i bimbi indossano abiti molto eleganti, le donne sono profumatissime e agghindate con gioielli, a volte stravaganti, gli uomini si presentano con vestiti stirati e pulitissimi. La Messa è proprio una festa!
Il GUSTO ha contribuito a riempire il nostro cuore, e anche la nostra pancia! Riso, fagioli, pollo, pesce, pasta, “lasagne” ci hanno accompagnati di casa in casa; acqua di cocco bevuta dal frutto appena colto; succhi di frutta energetici, diuretici, rilassanti, … insomma per ogni necessità; succo d’arancia preparato ogni mattina dalla nostra silenziosa cuoca Leidi; gli sfiziosi dolcetti della sorridente donna Aparecida; frutta coloratissima dai sapori insoliti.
Il cibo è sicuramente un’espressione di affetto e attenzione nei confronti degli altri, è un modo di condividere la gioia dello stare insieme, è anche gratitudine nei confronti dei padri ai quali alcune famiglie offrono le loro specialità.
Queste sono solo alcune semplici sensazioni che ho vissuto nell’incontrare persone e situazioni di una terra così diversa, penso che con il tempo avrò modo di valorizzare ed assaporare questa esperienza, che da una parte mi ha lasciato alcuni interrogativi aperti, ma dall’altra mi ha certamente arricchita grazie all’incontro di persone che nella loro semplicità ed essenzialità mi hanno trasmesso una fede autentica.
Elisabetta Bianchi
(Foto di Elisabetta Bianchi e Marco Baldan)
“Giovani e Missione” è un percorso nato nei primi anni ’90 nell’ambito delle attività del Centro Missionario del Pime di Milano, coinvolge giovani dai 19 ai 28 anni. Il cammino si sviluppa nell’arco di due anni (un week end ogni mese): il primo prepara alla missione della Chiesa mostrandone le chiavi di lettura fondamentali; il secondo riprende l’esperienza estiva per suscitare la responsabilità nell’evangelizzazione in parrocchia, al lavoro, … ovunque! A conclusione del primo anno è proposto di trascorrere circa un mese presso i missionari, condividendo casa, lavoro, preghiera, tempo libero.
Pirambù si trova nell’area nord-est del Brasile, area prevalentemente rurale, tra le più povere e meno sviluppate del Paese. E’ un paesino litorale, una striscia di foresta tropicale con spiagge sabbiose, situato nel piccolo stato del Sergipe (21.994 km2; 1.970.371 ab.), a 30 km a nord dalla capitale (Aracajù). Conta 8.000 abitanti distribuiti tra centro e 9 frazioni in un raggio di 30 km. Gli abitanti di Pirambù vivono di pesca, coltivazioni di cocco e di canna da zucchero e di allevamento.